Cenci!
Stracci! Cenci! Stracci!
Un
mare di cenci e…… lei, la città di Prato, antica e moderna insieme, navigava ,
caravella sicura, in quella distesa variopinta.
I
cenci arrivavano da ogni dove,da Paesi lontani geograficamente e culturalmente:
da tutta l’Europa, dalla lontana e fredda Russia, dalla progredita America, ma
anche dall’Australia e dalla nera Africa.
Un’esplosione
di stracci!
Quintali
di cenci|
Vagoni
di stracci!
E
Prato, divenuta facoltà e magistero della cultura dello straccio, si faceva
grande grazie alla maestria e forse anche alla magia di loro,dei “professori”,
seduti, culo per terra, a classificare i cenci: i cenciaioli!
Nascevano cenciaioli!
Trascorrevano lunghe giornate di lavoro seduti, in
freddi stanzoni, con le gambe incrociate a scegliere i cenci.
Quei cenci volavano via dalle loro forti mani,
attratti e sospinti da un fluido magico, poi atterravano,come ballerini
danzanti, sul mucchio a cui erano destinati.
E là, sul grigio ed inanimato cemento, si
componevano tavolozze di colori create da pittori senza pennello.
I cenciaioli erano uomini ai quali il mondo pareva
un arcano firmamento di cenci in attesa del sapiente e magico prodigio delle
loro abili mani:
E’ lana!
E’ seta!
E’ canapa!
E’ cotone!
E via! Continua la danza!
Erano mani infallibili, capaci di sentire, al
semplice tocco delle dita, la qualità del tessuto e di selezionarlo con una
rapidità incredibile.
E fra tutte quelle mani rivedo il mio babbo.
Nato cenciaiolo.
Vissuto in mezzo ai cenci.
Morto a causa dei cenci.
Le sue mani erano forti, capaci di sfoderare e
cernere per ore ed ore, sette giorni alla settimana, con il desiderio di
costruirsi una casa, di far studiare la figlia,di comprarsi un’utilitaria per
andare a far merenda in Galceti o per trascorrere, in agosto, qualche giorno a
Viareggio.
Eppure erano anche mani delicate,capaci di
accarezzarmi, di stringermi, di guidarmi, di consolarmi………
Mani che ora non ci sono più, ma che insieme a tante
altre, hanno fatto grande la nostra Prato.
Mani e schiene di uomini che sorreggono Prato
assieme al peso di tutte quelle pagine che nemmeno li ricordano.
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