Due brevi brani del libro di Roberto Covaz "Amianto, i polmoni dei cantierini di Monfalcone" ed. Biblioteca dell'Immagine
HO VISTO UOMINI ACCAREZZARE UNA LAMIERA
Ho visto uomini
accarezzare una lamiera, una tavola di legno, una saldatura. Li ho visti
assorti a cogliere chissà quali particolari di un bestione da centomila e passa
tonnellate di acciaio. Quei gusci miracolosi che si chiamano navi e che sono
serviti a scoprire la terra. Se non li avessero inventati a quest'ora il mondo
sarebbe la metà del mondo.
Nel cantiere di Monfalcone è da più di un secolo che i miracoli si
ripetono. Perché come faccia a galleggiare un pezzo di ferro non basta la
fisica a spiegarlo. C'è dell'altro, c'è la mano invisibile di un gigante che
spunta dagli abissi a tenerlo su. Solo che queste storie vanno raccontate ai
bambini ingenui, come lo erano i figli dei cantierini che ai primi di dicembre
entravano in cantiere a scegliere il regalo che avrebbero ricevuto da Babbo
Natale. Ora le fabbriche sotto Natale regalano al dipendente un pacchetto di
cassa integrazione se va bene; se va male mobilità e un calcio nel sedere. Dei
bambini manco per l'anticamera.
Il cantiere di Monfalcone è quello che sta nel punto più a Nord del mare
Adriatico. Si dovrebbe scrivere golfo Adriatico del mare Dalmatico. Così lo
chiamavano gli Uscocchi, i pirati cristiani che derubavano i veneziani per
aiutare i poveri.
…
IL FUTURO NEGATO
Una pubblicità
radiofonica ammonisce che la nostra generazione ha ricevuto dai padri un mondo
migliore rispetto al loro. Abbiamo il dovere di lasciare ai nostri figli uno
ancora più bello. Dipende dall'età, ma credo che i padri cui si riferisce la
pubblicità siano i figli del dopoguerra, capaci di ricostruire l'Italia dalle
macerie. Quelle provocate dai bombardamenti sono le peggiori. Sotto c'erano i
morti.
Ogni generazione ha le sue macerie e le sue vittime. Oggi ci sono quelle
sociali, di un vivere senza bussola, di un parlarsi senza ascoltarsi. L'era di
Twitter, comunicare con 140 caratteri al massimo e meglio se di meno. Tanto, se
nessuno ascolta che senso ha comunicare?
La pubblicità richiama al concetto di futuro che secondo me è il tempo
migliore. Non costa niente e non provoca dolore. Il futuro è la cornice della
democrazia compiuta, solo che lo spostano sempre più in là in modo che ad
arrivarci sarà sempre una minoranza.
Non ricordiamo nemmeno le promesse elettorali di cinque anni prima e
puntualmente commettiamo gli stessi errori. E nell'urna che diamo il peggio di
noi stessi. Figuriamoci se quando saremo nel futuro lo rammenteremo come lo
immaginiamo ora.
(continua …)